Un qualunque sistema umano è costituito da una molteplicità di punti di vista che, pur essendo per definizione tutti diversi hanno comunque due caratteristiche strutturali comuni:
- sono tutti limitati e di conseguenza non possono da soli concepire soluzioni sistemiche capaci di soddisfare la collettività
- sono tutti unici e irripetibili e di conseguenza il loro contributo è fondamentale per comprendere le molteplici sfaccettature di un problema e arrivare a una soluzione che sia il più possibile inclusiva e sistemica
In sintesi, tutti noi senza esclusioni, siamo dei tasselli di un insieme più grande e questa condizione ci rende contemporaneamente unici e limitati. Banale? Si, ma neanche tanto!
La comunicazione efficiente si basa sulla competizione e ha il fine di affermare un punto di vista parziale e limitato per renderlo dominante. In questo processo non è necessariamente il migliore a vincere in ogni caso possiamo osservare che la comunicazione diventa sempre più polarizzata:
- Le opinioni non cambiano
- I punti di vista divergono
- Le emozioni diventano sempre più accese ed esasperate
- Le argomentazioni sono sempre più articolate e contorte
- Il livello di insoddisfazione aumenta e la partecipazione diminuisce
- I conflitti/giochi di potere emergono a tutti i livelli
- Le soluzioni sono sempre più frammentate, strumentali, fondate su compromessi e inadeguate a risolvere gli urgenti problemi che stiamo affrontando
Questo tipo di comunicazione è alla base delle strutture organizzativa gerarchiche piramidali che hanno accompagnato tutta la nostra storia e permeano tutta la nostra società. La democrazia stessa ci permette chi posizionare ai vertici del potere ma non mette in discussione il concetto di gerarchia. Una concertazione democratica si basa infatti sulla competizione e in questa competizione vince chi ha più mezzi e dispone di una maggiore visibilità. Di fronte alla crisi della democrazia che è sotto gli occhi di tutti possiamo intraprendere due strade: quella di retrocedere verso regimi autoritari o quella di evolvere verso livelli maggiori di partecipazione.
Il salto di paradigma consiste nel riconoscere l’unicità e la limitatezza dei tutti i punti di vista presenti in un sistema. Questo significa finalizzare l’incontro con l’altro all’integrazione e all’inclusione. La nostra comunicazione cessa di diventare un processo nel quale vogliamo affermare la nostra visione e assume un fine prioritario in apparenza opposto:
ampliare il nostro punto di vista,
arricchendolo e integrandolo con il punto di vista degli altri
Modificare il fine della comunicazione significa anche modificare il protocollo su cui si fonda. Fino a oggi abbiamo utilizzato un protocollo di comunicazione strutturato in due fasi: l’ascolto e l’espressione.
Affinché la nostra comunicazione diventi cosciente, all’ascolto e all’espressione si devono aggiungere altre due fasi: la riflessione(/meditazione/elaborazione) e l’integrazione. È solo grazie a questi processi che possiamo aprire la mente, elaborare pregiudizi ed emozioni e ampliare il nostro punto di vista.