Storia della sociocrazia: un viaggio che continua

Sociocrazia: un viaggio che continua

Il termine sociocrazia viene introdotto per la prima volta nel 1851 da Auguste Comte, considerato il padre della sociologia, ma la prima struttura organizzativa che prelude a ciò che oggi si intende con il termine sociocrazia viene istituita per la prima volta nel 1926 dall'educatore quacchero olandese Kees Boeke e moglie Betty Cadbury. I due danno vita a una scuola residenziale basata sul principio del consenso, a Bilthoven, in Olanda. La scuola tutt’ora esistente si chiama “Werkplaats Kindergemeenschap” (Laboratorio Comunitario dei Bambini). Boeke vede nella Sociocrazia una forma di gestione basata sull’equivalenza degli individui, derivante dalla loro capacità di ragionare insieme per arrivare a una decisione che soddisfi ognuno di loro. Il personale e gli studenti sono trattati come partecipanti alla pari nella gestione della scuola, all’interno della quale le decisioni devono essere accettate da tutti.

Negli anni 70, uno studente della scuola di Boeke, Gerard Endenburg, applica la sociocrazia nell'azienda di famiglia, la Endenburg Elektrotechniek e sviluppa il Metodo di Organizzazione del Circolo Sociocratico (SCM), poi diventato "Metodo Sociocratico”. Il metodo introdotto da Endenburg deriva dall’integrazione della sociocrazia di Boeke con l'ingegneria e la cibernetica. Da allora la sociocrazia si è fortemente diffusa nei Paesi Bassi tanto che dal 1994 le organizzazioni che utilizzano il metodo SCM sono esenti dall'obbligo legale di avere un sindacato dei lavoratori.

Tra la fine degli anni '90 e l'inizio degli anni 2000, diverse persone di lingua non olandese si imbattono nella sociocrazia, ma è solo nel 2007, quando Sharon Villines e John Buck lanciano il loro libro, "We the People", che la sociocrazia diventa accessibile al mondo anglofono e da lì comincia a migrare in diverse altre lingue. Con la crescita dell'interesse per la Sociocrazia, si crea una comunità in rapida espansione costituita da persone di diversa estrazione - consulenti pionieri, coach, facilitatori, formatori e persone che applicano la sociocrazia e la adattano a diversi contesti. Questo si traduce in un’evoluzione e in una differenziazione dell’idea iniziale, sfociando nella nascita di modelli caratterizzati da una vasta gamma di sfumature differenti. Inoltre, va detto che tutto questo si inserisce in un contesto ancora più ampio che include una molteplicità organizzazioni, comunità, reti fondate sull’auto-organizzazione che hanno declinato, in una grande varietà di modelli, lo stesso salto di paradigma.

In sintesi, sotto il cappello sociocrazia si sta creando e diffondendo uno spettro completo di strumenti capaci di soddisfare tutte le esigenze. Per non disperderne questo enorme potenziale è importante rimanere sempre connessi, tenendo bene in mente che affondiamo le nostre radici in un terreno comune. Siamo tutti pionieri che si avventurano in un territorio vergine e ogni volta che torniamo da un viaggio portiamo a casa un pezzettino di una mappa che possiamo mettere in comune con gli altri.

Personalmente ho incontrato la sociocrazia attraverso un corso di SoFa (Sociocracy for All) Italia, con il grande Pierre Huben che ha avuto il merito di portare la sociocrazia in Italia. In me è scoccata immediatamente una scintilla. Per oltre 30 ho lavorato come libera professionista muovendomi in parallelo su due binari distinti: da una parte come consulente e facilitatrice di processi in divere multinazionali di pregio, dall’altra come counselor e insegnante di meditazione. Ho esplorato nel profondo due dimensioni che raramente si incontrano e che hanno disperatamente bisogno l’una dell’altra: quella del nostro mondo interiore e quella del mondo attorno a noi. L’incontro con la sociocrazia mi ha dato una chiave per integrare in un unico strumento tutte le competenze e le conoscenze che ho sviluppato nei diversi ambiti nel corso della mia esperienza umana e professionale.

A partire da questa scintilla iniziale ho iniziato a esplorare tutti gli approcci fondati sull’auto-organizzazione dal basso, tra cui Holocracy e le organizzazioni Teal magnificamente descritte nel libro di Patrick Laloux “Reinventare le organizzazioni”.

In questo peregrinaggio ho incontrato anche la sociocrazia3.0 ideata nel 2014 da James Priest e Bernhard Bockelbrink che hanno collaborato per co-creare un insieme di risorse didattiche con licenza Creative Commons Free Culture, sintetizzando la sociocrazia con gli approcci Agile e Lean. A loro si è unita poco dopo Liliana David.

Del loro approccio apprezzo l’amore per la diversità e l’invito ad adattare, arricchire, modificare la sociocrazia alle esigenze delle singole realtà, agendo in totale libertà e senza rimanere ingabbiati in uno schema. L’idea di base è quella di andare incontro ad aziende e organizzazioni nel punto in cui sono oggi, aiutandole a evolvere verso modelli organizzativi sempre più compatibili con una nuova visione dell’essere umano. In questo modo la sociocrazia diventa un approccio fluido, in costante evoluzione che si arricchisce via via che le persone lo sperimentano. Tutto diventa possibile purché alla base ci sia la fiducia nell’essere umano e nelle sue potenzialità ancora inesplorate.

Se devo quindi scegliere in quale “corrente” identificarmi scelgo la sociocrazia 3.0 perché mi lascia libera di essere ciò che sono oggi per dirigermi insieme agli altri verso livelli sempre più elevati di consapevolezza. Il mio contributo personale in questo viaggio collettivo corrisponde alla capacità di abbracciare con un unico sguardo la profondità della nostra dimensione interiore e la complessità della realtà in cui viviamo. Ritengo che per evolvere dobbiamo coltivare costantemente una duplice consapevolezza che deriva dalla capacità di:

  • ·   guardare dentro di noi
  • ·   osservarci dall’esterno, all’interno dell’ecosistema a cui apparteniamo

Come se una cellula fosse in grado di riconoscere in se stessa i processi biochimici che la governano e, contemporaneamente, riconoscesse il proprio ruolo all’interno del fegato a cui appartiene.